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Il libro si apre con alcune pagine dedicate all'impresa libica del 1911, quando l'Italietta, così veniva definita nel contesto europeo del tempo, seppe trovare una particolare consonanza tra Governo e popolo comune, tra storici di fama e poeti di grande voce lirica. Non era poi così modesto il nostro Paese allora se, dopo breve tempo, seppe affrontare con immensa prova di coscienza nazionale la Grande Guerra 1915-1918, resistendo alla Strofe Expedition del 1916 e superando il disastro di Caporetto del 1917. La memoria di tali tempi ed eventi dovrebbe aver suggerito da mesi all'Italia odierna, un più marcato senso patrio, un impegno di strumenti diplomatici, politici e militari più rispondenti alla centralità geostrategica dell'Italia nel Mediterraneo, alle vitali esigenze energetiche ed economiche di sessanta milioni di persone che hanno il diritto di difendere la loro vita, le loro case, la loro civiltà da ogni minaccia o imbastardimento di razza e/o religione. L'ISIS mediterraneo si può combattere; l'emigrazione clandestina di massa si può controllare. Non occorre invadere colonialmente la Libia odierna per trarla dal caos. Saranno sufficienti, come sembra ci stiamo accingendo a fare con strumenti adeguati, interventi mirati di Forze Speciali, alleanze diplomatiche e militari dettate da un sano realismo politico, dal Cairo a Tunisi, per ridare al Mediterraneo Centrale tranquillità e lavoro, alla costa libica segnali costruttivi di fratellanza e cooperazione.